SIERRA NEVADA. TEMPESTA, ACQUA E LE CARAVELLE.
No items found.
keyboard_arrow_left back to Life

SIERRA NEVADA. TEMPESTA, ACQUA E LE CARAVELLE.

today
March 15, 2023
room
Sierra Nevada

Buenos dias a belle genti. 🌈
Dedico questo scritto a tutti  per informare di terre e culture .  Scrivo con immenso piacere per le molte persone che me lo chiedono , sia personalmente, sia con dei  messaggi molto belli che animano la mia volontá. Molte di loro  non possono viaggiare ,  ed a loro  mi dono ancor più. Mi si perdonino errori ortografici,faró correggere in seguito da chi ha studiato😎😎😎
Buona lettura.

Gennaio 2022.
Le Ande in Colombia ramificano in tre tronconi prima di sfociare ed adagiarsi al mar caraibico e atlantico. Volo al tramonto in mezzo quei due rami come un uccello nella notte. Le montagne sono scure,possenti su entrambi i lati . Le luci di Bogotà appaiono in basso a 2500 metri di quota e si estendono lontane.
Le osservo dall’oblô  e in quel momento spero che finiscano presto,che non invadino ulteriormente quella terra preziosa .Spero  che quel orizzonte ridiventi una selva buia ,misteriosa ,al riposo nella sua notte . Penso  ….io …sono una di quelle luci  e un pó me ne rammarico.
Attracco  nel Nuovo Mondo  su di una Caravella alata , ma ,porto Pace.


Febbraio 2023.Ritorno.
Quassú nella Sierra Nevada é cosí,la natura canta di mille voci piumate dall’alba al tramonto.Gli alberi toccano il cielo e quando sei ai loro piedi sei piccolo come una foglia.
In foto, da lontano ,inquadrando a tutto campo le sue possenti Maestá ,non ti si scorge nemmeno. Bisogna ingrandire e cercarti tra gli aromi di quel humus  che le  radici assorbono e portano ancor lassú ad altra vita sino alle fronde piú alte.
L’acqua scende ovunque,si ramifica come vene linfatiche dai suoi 5700 mt innevati tutto l’anno.
Ma a volte ,d’estate, il sole se ne porta un pó troppa con sé e la dona agli alisei che la rilasciano al plancton nel grande mare. Allora  quassú nella montagna dei Koghi ,dove  ora  un pó scarseggia, si odono a tutte le ore dei versi che sembrano dei venti cattivi che ululano tra gli alberi. I koghi dicono che le scimmie la stanno chiamando a sé. Pioggia.
Difficile vederle  ma sono loro a lasciarti impietrito le prime volte. A senconda del vento puó a volte sembrare,immaginandoselo, anche un verso  jurassico  di un branco di dinosauri.

Ci si spaventa spesso i primi giorni in  questa montagna,poi si impara da quelle genti che qui vivono e convivono .
Al momento pacifiche.
Sono Le tribú di Wawi  e Koghi e tutto il resto del mondo venuto secoli orsono  con le caravelle a saccheggiare e far propie queste sacre terre .
Puó succedere  di vedere il serpente mortale sotto una sedia  che l’uomo o la donna della selva accorreranno  a rimuovere dalla tua vista e dal tuo spavento!! Un grande ragno che puó lasciarti senza fiato ti camminerá sullo zaino zampettando sul tuo braccio.
Ma se ti guardi attorno ė sempre pace ció che vedi e senti.Ognuno ha il suo posto e se si rispetta non nuoce. Il ragno punge solo se si sente in pericolo,il serpente non verrá mai ad inseguirti per ucciderti se lo lasci stare a casa sua..Questo ti dicono le umili e sagge genti tra questi verdi pendii. Allora ti lasci andare ed ascolti le voci piumate con l’ instabile consapevolezza che bisogna porre un pó di attenzione ed imparare che la mala sorte vive anche di disattenzione.
Guarderai dove sederti, che non sia quel posto una casa o un momento di ristoro di qualcuno che come te vive e cerca del cibo,dell’acqua o del sole .
Sei  a casa d’altri lassu. Sei in una piccolissima stanzetta,una delle poche rimaste di quella terra che ti ha creato e ti nutre, abbi rispetto,,fai del tuo meglio. Se togli,cerca di rimettere a posto. Impara e godi ora di quelle  grazie perché di questo passo ,,forse,non sará mai piú.

Le genti arrivano fameliche tra lamiere pressate a gettarsi nei pozzi azzurri lambiti da cascate d’acqua pura e fresca tutto l’anno. Non sanno quanto diverso sia per loro,per le genti indigene ed indignate , quell atto assolto in tutta la loro  ignorante prodezza. Ci si butta,si urla ,ci si abbuffa e si lasciano i pezzi del banchetto tra i sassi
Agua,mi vida, te quiero agradecer por cada gota que regalas  a mi sangre.
Se parli con loro ,i Wawi ,dopo ore  di cammino che fai al dosrso di una mula ,ti diranno di andarti a lavare tutta la tua grandezza sotto quella cascata,nudo,senza nulla. L’acqua che scende e batte forte sulla tua pelle é viva ,ti compone quasi interamente e puó molto se la ascolti e glielo chiedi per la prima volta nella tua vita. Puó forse sussurarti che qualsiasi tempesta ti sferzi, anche fosse fino a morire ,é fatta anche di te e di tutti gli esseri che ti hanno preceduto  dissolti  tra i suoi recessi alchemici e … non muore mai.Evapora ,si condensa, si filtra e ripulisce nel ventre della terra per poi rinascere e  scendere vitale,violenta,pacata,torbida o cristallo  tra i  solchi  scavati  nella roccia nel susseguirsi dei tempi.
Da questo nido tra gli  alberi si vede il mare e una baia , la Cienaga ,che, pochi decenni orsono ,ha subito uno delle piú grandi ferite inferte dall’uomo.
Dalla Cienaga e dal fiume Magdalena  entrarono i figli dei grandi regni d’occidente.
Se si naviga il Magdalena  dalla isolata e bellissima  Santa Cruz de Monpox, si vedrá un fiume che sembra morto. La natura sulle sue rive é rigogliosa, ma manca qualcosa, mancano gli uccelli ,come ho visto in altri fiumi che ho navigato in asia. Li ,oltre all’inquinamento se li mangian tutti, mentre nel grande Magdalena river é successo qualcosa che succede tristemente in molti fiumi. È contamitato da tutti i popoli che  vivono  sulle sue sponde e da molti altri che vivono dei suoi affluenti.Pochi villaggi in quel tratto. Tempi orsono i traghetti a vapore solcavano il Magdalena dalle valli andine sino al caribe accompagnati da ogni sorta di ali sfavillanti e melodiose. Ora la melma intrisa di sostanza estranea ne occlude il percorso ,e cosí ,le affamate carni umane ed animali lo hanno quasi ,in molti tratti ,abbandonato.

La baia della Cienaga divide la cittá di Santa marta con la capitale Colombiana del carnevale Baranquilla. È una U e le due cittá sorgono in alto sulle due punte. 100km km in linea retta, forse 400 o piú a farci il giro. Negli anni 50’ il ritmo della vita ha cominciato ad accellerare, e prender lente barche o lunghissimi tragitti per spostarsi da una soleggiata cittá all’altra, é diventato insopportabile.
Le ferrovie  che solcavano numerose questo paese ,sono ora delle strisce di metallo corroso tra le foglie perchê i signori  dell’oro nero cosí han voluto. Portarono sabbia e sabbia e costruirono una strada sul mare che chiuse la baia e ne impedí l ‘antico  scambio tra il dolce ed il salato dell’acqua. Tirarono una facile e micidiale linea retta.
Era un paradiso di fauna di ogni tipo, pulluante di vita, quella dolce e quella salata ed il suo intermezzo,quello dove una  quantitá enorme di pesci, vitale per l’ecosistema ,deponevano le uova  per poi svezzare  e donarsi al grande oceano del sale.
Uno tra i piú grandi disastri ecologici del secolo scorso mi dice Pilar.
Morirono centinaia di kilometri quadrati di mangrovie e ,con loro ,quella vita quasi si spense. Ora per visitare la cienaga si sale su delle piroghe con i piedi immersi tra le immondizie che la miseria umana coltiva sprezzante.
Le baracche di legno marcio e teli neri di nylon sorgono sull’acqua putrida. Ci sono dei recinti di pali attorno alle palafitte. Tra la loro  immondizia gli umani vogliono ancora i frutti della terra e pescano per sfamarsi quei pesci che le forze ingnote della natura sanno ancora mantener in vita.
Poi ..appena lasciata la sponda degli umani si entra nel mondo in stentato risorgimento della ex..  baia  che qualcuno si ê battuto per salvare ,e si puó godere ancora una volta delle delizie di Madre Terra dove si é deciso di proteggere proclamando parco nazionale.

Si sono scavate delle aperture sotto i colpi di eroi combattenti, l’acqua vi entra ,le mangrovie stanno cerando di ritornare   e la natura le sprona offrendo  uno spettacolo di flora e fauna che che ristora e meraviglia.
Le mangrovie crescono dall’acqua e si snodano verso l’alto per poi far discendere dei rami che affonderanno nel liquido vitale per radicarsi nella terra e spingere la vita nuovamente verso l’alto in un ciclo continuo cosi evidente agli occhi di chi le osserva. La vita non muore, si trasforma,va da un lido all’altro finchê puó.
Fino all’ultimo raggio di sole e goccia d’acqua, vita sará, con o senza quella cosidetta senziente.

Ho passato questo compleanno nel vortice di una bella tempesta . Ora,gracias a Dios  é quiete qui in cima alla Sierra nevada. Rifletto su quanto importanti quelle tempeste siano,ai segnali che le hanno precedute,a quelli che hai captato dentro il vortice e a quello che senti ora nella quiete dopo la tempesta.
È stata una di quelle che inizia d’un fiato  già rabbiosa e ti sferza per settimane.
Poi… si è calmata giusto il tempo per farti  tirar il fiato speranzoso ,mentre l’inganno vortica e prende forza . Eri nell’occhio del ciclone ed il peggio ti salta addosso.
La tua casetta è scossa nella fondamenta,balconi e finestre sono scardinati ed infranti ,il tetto tiene a stento  e solo i cieli possono. Tu non vali più nulla. Ora è tutto in mano a qualcosa d’altro che sa di fato..Lo senti aleggiarti attorno,questa volta carico di pericolo.Tu devi solo resistere tutto il tempo che ci vorrà . Ti aggrappi agli appigli che riesci a trovare , sei accecato da paura, ansia e  molta  rabbia per tutto ció che avresti potuto fare se in qualche modo lo avessi potuto o saputo prevedere.
Tra appigli che si scardinano  uno ad uno trovi delle mani che ti vengono tese e che ti tengono saldo quel che basta per farti ragionare, respirare ,metre tutto continua a saltare in aria.Sono le mani dei tuoi angeli,sono le persone che ti amano.
. Passan..-passan, in un modo o nell’altro le tempeste finiscono anche se portassero alla dipartita .Nulla  muore. Credo sia cosí, che tutto si trasformi ,  anche la nostra anima .
Le cellule del nostro corpo decomposto rivivono nella natura organica che compone ogni essere. L’anima chissa dove trovera casa..
Per me ,certamente casa la  trova nella vita,nel vissuto delle persone che abbiamo incontrato e di quelle alle quali avremo  lasciato il frutto del nostro operato. Che abbiamo fatto per loro? Come abbiamo lasciato il mondo? Va da sé…
Certamente le  azioni di ogni singolo individuo determineranno le condizioni di vita di ogni forma vivente dopo di noi.
Non mi sembra poco anche se questa considerazione sul senso della vita dovesse fermarsi qui.
Ma….io credo che cosi non sia.
Credo che ,ancora ,l anima muti ad altra vita e forma a noi supposta da religioni e filosofie. Forse mai propiamente scritta  ,ma sussurata ogni istante ed in mille lingue a chi la vuol ascoltare.

Pilar ha aperto il posto dal quale scrivo.È un nido tra gli alberi a 1600 mt di fronte il mare fatto di 7 casette  di legno di un gusto squisito ( come lo é lei) e ben mimetizzate tra gli alberi che si prodiga a piantare. È stata una grafica e curatrice considerata una delle migliori della Colombia, artista ed anche modellla. Me lo dice con il suo ghigno divertente e sprezzante con un Rum su una mano e la sigaretta sull’altra.. La osservo bene mentre si destreggia tra i mille probblemi di gestione che un posto cosí isolato creano a una temeraria .Pilar  si fa valere tra il  machismo dell uomo della Sierra e ben volere dalle tribú  indigene  che vivono poco piú in la e poco piú su.
Ha quasi la mia etä.
Mentre se ne sta li incippata e rugosa sotto il cofano aperto  della sua jeep , cercando i mille danni che le danno grattacapo,la vedo. La vedo a vent’anni  in passerella ,magra, slanciata, con quegli occhi verde grigio azzurro ed i capelli lunghi e biondi , il naso aquilino, quel tipo di bellezza che non ha bisogno di perfezione per ammaliarti ed attirarti ai suoi petali che profumano di  mille avventure.
Nelle settimane passate assieme,piano piano mi racconta. Allora la vedo a rumbare ( far festa) con i piú grandi cantanti dell’epoca come Charly Garcia,Soda Stereo, Fito Paes. La vedo frequentare quell’ambiente che mi descrive nei momenti che riusciamo a star seduti con una bottiglia di rosso cileno tutta per noi. Tra tutti i suoi eccessi é riuscita ad eccellere anche nello sport come tennista e anche come ciclista.  Pilly ha  un cuore grandissimo , si prodiga per tutto e tutti. Per sua madre,gli amici,tutti.Ha due enormi pastori tedeschi che ama piú di se stessa e la guardano a vista senza mollarla un attimo. Se potessero la difenderebbero  anche dai mosquitos. Poi si innamora ,chissá se di uomini o donne. Non le importa. L’ultima batosta d ‘amor la prende in un villaggio ai piedi della Sierra.Li si lascia andare e si butta a <rumbare giorno e notte  con i peggiori ceffi. Sta per finir molto male, ma un amica la prende per mano e la trascina in cima la montagna e l’aiuta ad aprire il suo nido.
Siamo fatti della stessa pasta con la Pilly. Ringrazio per averla scovata quassú questa nuova  amica che il cammin dona. Lavora come una pazza per mandare avanti il suo nido . Lo vuole perfetto. Vuole anche cucinare e leggere sulle recensioni che vale la pena andar  fin lassú anche solo per la sua cucina. Non bastasse la volta stellata ed i tramonti infuocati che ho lasciato con grande fatica questi giorni.
Ha  mollato tutto laggiù a 1500 km di distanza per stare lassú .
Bogotá ha  i suoi quartieri malfamati e di malaffare non molto diversi da quelli di alcune  cittá della vecchia  Europa.   Meglio non andarci,specialmente la nottte  .Ti viene insegnato  da loro che sono un popolo che si fa amare a primo acchito. Sono gente che ti saluta sempre, Quando entri ,quando,esci quando incroci uno sguardo qualsiasi in una qualsiasi delle sue campagne,montagne  e cittá. Ti chiamano “amor de mi corazon “anche gli estranei. La polizia ha fermato Pantxoa dicendogli: “mi capitan por favor se pare un ratito!”.  Ho riso molto  quel giorno. Qui non ti senti una preda da spogliare come in quasi tutti i paesi con molto turismo. Nella stragrande maggioranza dei casi vieni salutato e servito con sincera intenzione. Hanno molto piacere di parlarti,aiutarti e consigliarti. Fanno star bene e basta. Appena atterrato a Bogotá la prima volta, sono uscito a fumarmi un sigaretta transitando dal terminal international a quello nazionale, se penso alla differenza di senzazione provata  al JFK di New York di pochi mesi fa non posso che affermare che è sostanziale. La gente ti piacerà subito, è un altro mondo e basta. Mi spiace per quel popolo a stelle e strisce ma ho poco a che spartire…
La maggioranza della cittá di Bogotá ,ora ,dopo gli anni di piombo che ha sofferto, é diventata  un moderna capitale  del ventunesimo secolo con un livello culturale ed artistico  di grande importanza. Certi quartieri fatti di mattonelle rosse ti fanno pensare di essere in Inghilterra. ,poi cammini tra palazzi modernissimi ,molti dall’architettura devo dire molto cool, ariosa con molto verde .I quartieri coloniali sono coloratissimi e ben tenuti con ogni sorta di bei caffé e ristoranti hostelli e negozi. A Bogotá si trova tutto ció che han tutte le grandi cittá del mondo, cioê tutto quello che l’umanitá ha da offrire nei suoi agglomerati in questo secolo. Nel  bene e nel male.
Io peró ..ho sempre meno voglia delle cittá con poche eccezioni , tipo Venezia . Non  appena ho visto le cose che mi interessano  ho solo voglia di andarmene  a stare  tra i colori, quelli  veri che vengono da terra e cielo.
La volta stellata che vedo ogni notte da quassú è mozzafiato. Orione è vicino vicino, mi sembra di poter alzare la mano e farlo scendere al mio polso come un bracciale.
Santa Marta ,che vedo di notte dal mio sporto di legno sospeso sotto gli alberi ,é affacciata sul mare. Ha un centro storico coloniale niente male,pieno di vita specialmente la notte e ci si puó divertire parecchio tra artisti di strada e locali aperti di ogni tipo. Per il resto é un bordello di traffico e rumore che ti scanna. Quelle volte che scendo, per cause di forza maggiore, cerco di starci il meno possibile e appena imboccata la strada che sale ,ed incrocio i primi alberi maestosi della Sierra, il mio umore cambia.

Gennaio Aprile 2022.
Abbiamo percorso 4000 km con due scooter coreani 125. Due motorette  Kimko che con 2 euro a pieno ci han guidati attraverso il  piu grande giardino botanico del mondo. la Colombia,da gennaio ad aprile.
Premetto che tre mesi non sono bastati per vedere quel paese, abbiamo tralasciato delle zone importantissime la cui mancata esplorazione renderebbe  questo racconto incompleto se volessi descriverne tutti gli aspetti geofisici e culturali. Era uno dei motivi per cui non mi decidevo a scrivere insieme agli eventi della guerra, ma se non lo faccio ora  la memoria si perde,e comunque sia c’è molto da dire e per tutti a sapere lo stesso.

Febbraio.
Era un bellssima sera nella penisola di Baru appena a sud di Cartagena quando ho letto la notizia dell’invasione Ukraina.L’acqua cristallo sembrava immobile,l’unico suono era quello del soave tintinnare dei piccoli coralli mossi sulla riva di un mare caldo e placido,pulito ,ancora vivo e silenzioso. Eravamo appena scesi,io a malincuore  dalla Sierra  nevada che mi ha regalato le emozioni piu intense di tutto il viaggio.Era trascorso piû di un mese dalla partenza da Bogotà,avevamo già navigato sul Rio magdalena,avevamo  già capito che non saremmo andati in Peru perchè  quello che vedevamo era un susseguirsi di bellezza che non finiva mai,che cambiava ad ogni dosso,ad ogni curva, valle e montagna.
Quelle righe lette sul fatto quotidiano al tramonto mi hanno devastato, non sapevo cosa dire,pensare.Il contrasto tra la sublime bellezza terrena che il divino e la natura mi donavano ,e quello che leggevo degli uomini ,era semplicemente e dolorosamente  innaturale,inumano,spaventoso,inacettabile.

Mentre inizio questo scritto in questa domenica di maggio ,ê passato del tempo da quel giorno dell’invasione. Quella  atrocità continua ,ed il suo eco si diluisce sempre piû tra le pieghe del tempo.Si diluisce tra la sacrosanta necessità di vivere la nostra fragile  vita al meglio e senza affanno ,e si diluisce in una vergognosa informazione che ci vuole morti di paura,ci vuole insicuri ed obbedienti,impotenti. Faziosi. Mi chiedo allora , cosa offre la società che mi circonda,che uomini sa produrre ai quali riporre il timone.Guardo alla mia Italia e non trovo nessuno. Non trovo nessuno di chi si propone che voterei.  Ma cosa ne sanno la maggior parte di loro del nostro mondo?  Hanno mai veramente indagato e conosciuto le vite degli altri? Quelli che non vogliono tra i piedi? Che cultura hanno quegli uomin? Quella scritta da quelli come loro ?Quella  che gli insegnano con dei voti alle universitá o quella della vita reale vissuta sulla propria pelle indagando in ogni anfratto della societá che si vuol comandare? Quelli in cui credevo ci son riusciti ed ora sono in mano ai poteri occulti e sono come gli altri.Forse allora è il caso di chiedermi ancora una volta chi sia io per giudicare tutto questo,quanto e come contribuisca il mio operato a rendere il mondo umano un indecifrabile matrix ,una pioggia di esseri numerici ,burattini  prodotto  di forze oscure. Ma…sono uomo di pace e fede ,e seppur plasmato indubbiamente in molti strati del grande  complotto,credo alle forze e alla luce  che vi si contrappongono e che hanno altrettanto potere di invertire la rotta.

Gennaio.
I primi giorni,leggendo le incisioni  non ci facevo molto caso e pensavo,si, qualche temerario missionario ha messo la prima pietra molto in fretta. Avrá corso nella giungla con la sua croce in mano . In preda al furore mistico si è inoltrato nel territorio “vergine’,sconosciuto.Ha vinto la sua corsa contro il tempo e ha piantato nel suolo fertile la punta accuminata della croce della vittoria.
Proseguendo il viaggio verso nord da Bogotà ,quelle date incise sulla pietra si facevano sempre piû numerose,1520,1523,1532. Dicevo a Pantxoa,ma guarda questa chiesa,leggi qui,anno Domini 1529, ma .. ,che rapidità,siamo a 1000 km dalla costa !

Sono approdati nelle antille nel 1492 !(ci dicono..) È storia allora e la si conosce ,ma immaginando quanto densa potesse essere allora quella selva che mi separa dalla costa ,sapendo quali pericoli nascondesse, senza avere ne mappe ne riferimenti,quei conquistadores … l’immaginazione vola…
Arrivarono in massa ,in brevissimo tempo,famelici,agguerriti,organizzati.

Nei  sali e scendi del viaggio tra le cordigliere  andine,la vegetazione ci rivela uno splendore abbagliante.La sua densitâ e varietà creano architetture verdi mai viste prima. Il verde è un impastato di clorofilla pulsante in tutte le sfumature di colore possibili.
Un giorno mentre scendevo nel fiume Palomino, comodamente sdraiato  su una ciambella flottante ,ero incantato ad osservare i pendii della selva . L’acqua fresca e cristallina scende dalla Sierra nevada verso il caribe. Gli alberi sono alti come palazzi,la maggior parte di loro non li ho mai visti prima e sono delle opere di inegneria organica da togliere il fiato. Ho chiesto a Ruben di fermarsi,ho fissato due punti nel pendio orientale ,uno a destra,l’altro a sinistra ad una cinquantina di metri, e ho contato 32 specie di alberi. Riconto  altre due volte. 32!! Ruben, divertito,ne ha contati 33.Lui è un meticcio ed è nato in quel fiume,sicuramente sono33..
Sono nel giardino dell Eden,mi commuovo,una lacrima scende lenta e tortuosa sulla mia pelle bruciata dal sole e dal vento degli alisei,evapora presto e sale verso l’alto insieme al mio piû profondo ringraziamento.
Questo trovano gli invasori quando approdarono con le loro caravelle colme di supremazia, trovarono la Terra  Madre, terra di  eterne estati delle pianure ed eterne primavere andine.La quantità di acqua dolce in suolo  Colombiano è la piû grande del pianeta,non manca mai tutto l’anno insieme al sole e temperature piú o meno costanti . Chi vuol stare a 30 \35 gradi li avrá dodici mesi all’anno,chi vuol stare al fresco primaverile lo  avrá,basta salire di quota.
Manca  solo la tundra in Colombia,la sua biodiversità è la piû importante di tutta la Terra,c’è tutto ciô che Madre  ha saputo creare. Se scendiamo al mare dai 5775 metri della vetta di Cristóbal de Colón della Sierra nevada ,i nostri piedi calpesteranno ogni tipo di terreno,dalle nevi perenni al manto soffice e umido della selva fino alle sabbie della Guajira e le acque tiepide del Caribe o le impetuose e fresche acque del pacifico territorio dei grandi cetacei.
Ciô che 4000km mostrano ai miei occhi è solo un rimasuglio di quello che trovarono allora. Quegli alberi monumentali che fermano spesso il mio  cammino dominavano  un paesaggio che provo e oso immaginare .  Per centinaia di kilometri ,da  nord a sud ,da est a ovest  ,i pascoli padroneggiano punteggiati da monumenti viventi in fiori  rosa,gialli,rossi, alti decine di metri.  Olio di Palma,caffè,avocado,,allevamenti,colture,colture,cibo,legna,miniere,petrolio .
50 milioni di persone vivono in Colombia in un territorio grande 5 volte la francia ma sempre piû sfruttato,perforato,scavato,mangiato e bevuto ,eppure.. ancor bellissimo. Ci sono 52 parchi nazionali in Colombia, ma non bastano. Ne dobbiamo creare molti di piû ovunque, in terra ed in acqua. Ora.
Prezioso piû di tutto l’oro e gli  smeraldi di quella  terra è il tempo che ho avuto per poterla eplorare con calma,al vento ,al sole e alla pioggia che ha sferzato il nostro cammino in molti tratti sulle tre cordigliere andine a marzo ,quando inizia la stagione. Il sali e scendi è continuo,i pochi vestiti che teniamo dentro un borsone infilato tra le gambe ,sullo scooter, servono tutti e li cambio in continuazione. In un paio di ore di strada metto e tolgo giacche, scarponi,impermeabli ,calzini,guanti,costume,tshirts. La temperatura varia come il paesaggio e le sue genti`. Meticci,bianchi,neri,mulatti,indios,pelli,occhi e capelli di tutti i colori attirano il mio sguardo. Dopo una salita o una discesa ci si ferma a bere un caffè o far benzina o mangiar qualcosa.Molte  volte non riusciamo a capire se siamo nella stessa nazione che abbiam lasciato a valle o a monte. L’accento è cosî pronunciato da sembrare un’altra lingua,alcune volte,troppo poche.. lo è.
Le tribû indigene alle quali è stato tolto quasi tutto ,vivono , o fortunatamente in simbiosi con la natura nelle foreste ,o mescolati  malamente alla popolazione attuale nelle città e nei pueblos.
Una mattina all’alba  Ricardo  è venuto a prendermi nella mia casetta  a 1600 mt  sui pendii della sierra nevada. È un meticcio nato al fresco di quelle sacre e maestuose montagne dalle quali si vede il mare caldo del caribe e alle  quali avrei voluto  donare  molto piû tempo.
Mi informo bene prima di fiondarmi in quella avventura alla quale tengo molto. Pilar,donna vissuta di Bogotà ha aperto l’eco resort dove ci troviamo per fuggire da qualcosa che mi lascia intuire con il sorriso ironico che sfoggia tra il fumo saggio e quello un pô meno delle sigarette che condividiamo lassû tra le nuvole. Vorrei entrare nella selva e incontrare una delle poche tribû che tutt’ora vivono come allora in armonia con la Terra.
Pilar mi dice  che Ricardo  è amico dei Wawi,che è uno dei pochi a potersi addentrare nel loro territorio e portare qualcuno con Lui. Le credo seduta stante e fisso la partenza per l’indomani. Viene a prendermi all’alba con una motoretta.Salire fin lassû dove Pilar ha deciso di vivere è stata un pô un impresa,non credevo potessimo arrivarci con lo scooter.Ripidissima,rocciosa,la strada è impervia ma ne vale assolutamente la pena.
Scendiamo ,io seduto dietro con il primo sole che fa brillare ogni goccia di rugiada e rende il denso manto verde un caleidoscopio di vita pulsante.Odo versi di uccelli ovunque, sono molto felice,si parte.
Ci fermiamo a casa sua,fatta di legno,grande,semplice ma bellissima con una vista sulla sienaga (baia)  di Santa Marta da sogno.
Sua moglie mi prepara un buon caffè, il loro. Se lo producono da generazioni,è buonissimo ed organico, Ricardo  mi spiega la differenza tra organico e non in termini di produzione e comportamento della pianta nel tempo.,non sono molti a farlo ma si è iniziato a capire che bisogna ,e questo mi rallegra molto. Le due mule sono pronte,siamo io ,lui ed Anton che lo aiuta. Prima tappa è far della spesa da portare ai Wawi Gradiscono pollo,pasta e pane.
L’almacen (lo spaccio) sembra d’altri tempi ,é da far west,mi piace! Compriamo il tutto e la signora molto simpatica mi offre altro caffè e mi chiede di me,poi mi dice: ah lei signore va a trovare i Wawi , a me fa cosî tanta pena vedere quei bambini scalzi nella foresta col moccio al naso. Ascolto,non rispondo,non li ho mai visti in vita mia.Aspetto che Roger impacchetti il tutto memtre seduto in una sedia di legno osservo il paesaggio, la Sierra nevada mi fa vibrare,mi piace da morire ogni centimetro e foglia che vedo,sento energia vibrare dentro.
Non voglio salire sulla mula,voglio camminare.  Al mio ritorno,nella risalita  ,invece vi saliró molto  grato e ammirato dalla  potenza di animali che ben nutriti e trattati portano fino a 120 kg nutrendosi  di erba! Che motore no? Se potessimo ricrearlo..)  

Appena  lasciata la strada ed imboccato il sentiero,l’impatto è immediato,sorrido tra me. La luce cala in un istante,il suono si attutisce,cambia la temperatura,cambia tutto. Sono dentro un tunnel verde, sono dentro un corpo,come una molecola. Sento dei versi mai sentiti,sono lontanissimi in cima in cima a quei palazzi verdi,sono scimmie. Stiamo percorrendo un antichissimo sentiero che arriva alla Ciudad Perdida,ma che da tempo é stato chiuso al passaggio dai Wawi. La Ciudad perdida  é stata riscoperta non molto tempo fa sepolta dalla vegetaziine e sedimento, un tempo fu dei Tyrona,ora si porta alla luce quel che resta ed è un intinerario molto turistico. Il nostro no e ne sono grato.
Si   scende per ore,sono in forma, ammaliato ed estasiato dai colori,dai suoni,dall atmosfera di quel corpo verde che mi ingloba come fossi suo,una sua foglia,una sua formica.Alcuni alberi che incontro sono cosî alti che non riesco a vederne che una piccola parte,l’acqua sgorga ovunque,la bevo e riempio la borraccia.

Ad un certo punto cambia tutto,un sole cocente mi investe, mi si arsa la bocca,mi metto occhiali e cappello,mi da fastidio.
L’erba  é secca e pizzica. Quel tratto di montagna é stato disboscato anni orsono e nesssuno ha ripiantato. È inospitale,manca l’acqua. Chiedo spesso ai campesinos l’etá degli alberi che mi soffermo ad ammirare. Alberi che per la stazza in Europa sarebbero secolari,qui hanno 20 30 anni. Allora sotto il sole cocente in quella radura arsa penso: ma cazzo , abbiamo ancora tempo per rinverdire,per riparare le nostre malefatte. Abbiamo tempo! , si piantino  ovunque sia  possibile, in ogni aiuola.  Invece anche da noi si tolgono per metter giû indecenti lastroni bianchi nelle piazze che una  volta  i nostri vecchi crearono fiorite ed ombreggiate . Ora  sembrano una lastra di ghiaccio   anche d’estate, come nel mio paese natale,fredde come la morte .(!)
Per non parlare del paesello in cui vivo dove ,dopo il grande restauro (spianata) ci si trova molto spesso soli come dei cani sotto il sole cocente di una deserta plaza de toros. In un angolo una pentola  nera priva di vita ,  di design evoluto è la nuova fontana.
Al  mio ritorno ne ho piantati 200 di alberi. Dove potevo. Ho piantato anche dei castagni e dei faggi sapendo che non li vedró mai innalzarsi fino a creare quel meraviglioso e magico sotto bosco dove ci si sente come dentro un tempio dal soffice pavimento e dalla volta fatta di luci che brillano ,tra le foglie ,come stelle colorate.
Dopo alcune centinaia di metri su quella radura arida , si rientra nella selva ,e ancora,l’effetto é dirrompente. Cambia tutto,ma proprio tutto. Cambia  la temperatura,cambia il suono che si attutisce ed addolcisce, esplodono i colori ed i canti di insetti uccelli e scimmie.si attraversano torrenti,si vedono cascate e. È cosî palese a cosa lo si deve.

Appare  di fronte a me un ragazzo vestito di bianco con una cintura di stoffa  ed un cappello bianco  squadrato da dove scendono ,spessi e lucidi ,dei  cappeli diritti e nerissimi. Il suo viso ,nel suo genere ê bellissimo e molto altero. Saluta Ricardo pacatamente e a me nemmeno un cenno. Mi oltrepassa nel sentiero ed io mi giro ad asservarlo. Io ho macchie dalla testa ai piedi, macchie di sudore,di cibo,di fango. Lui sembra un giovane indio ghandalf. Il suo vestito ê di un bianco impeccabile ed i suoi passi sono lenti e sicuri. Siamo vicini al loro villaggio.
Vivono, naturalmente,  ai bordi di un grosso torrente. Nel loro villaggio il suono dell’acqua che scroscia  dalle rocce é un mantra che li accompagna giorno e notti da tempi forse immemori.
Le loro case son di legno e paglia, vedo ciuffi di mais sulle radure, qualche gallina, il pavimento del villaggio é in terra battuta,pulito e senza alcuna immondizia. Sono lontano da ogni insediamento dell’invasore. Non cambia nulla rispetto a poco prima dell’arrivo. La pace é la stessa insieme  a tutte le sue melodie naturali di vento,foglie ,cinguettii e lo scrosciare dell’acqua. Cosí vivono i Wiwa da sempre. Se tagliano un albero ci pensan bene,la loro acqua se la bevono  e certamente non sporcano .La ingraziano pura e vitale, la venerano insieme a pioggia sole e terra. Cosî ovvio, senza di essa non esisterebbero.
Accorrono dei bambini tra la natura esuberante di vita e colore. Hanno il moccio al naso,mi riguardo attorno, ascolto,osservo il loro ambiente  e poi li guardo nuovamente. Sotto  quel moccio i visi splendono. Nei loro occhi vedo tutto ció che l’umanitá dovrebbe saper vedere ma che invece ha distrutto .
Allora ripenso a quella donna del negozio che mi ha venduto il pollo e la paste da portar loro ,e ripenso a quel prete che un giorno in una chiesa della provincia diAntiochia mi ha messo il pollice sulla fronte ,il giorno di pasqua dicendomi: Convertiti.
Poco é cambiato  da allora,penso,I bianchi da una parte, gli altri, quasi sterminati ,dall’altra.Ancora ed ancora.
Riccardo mi ha portato dal vecchio del villaggio come da mia richiesta. Mi guarda,mi mette un filo bianco ,lo stesso immacolato del loro vestito e mi dice(tradotto da Ricardo) : “vatti a lavare sotto una cascata e fai battere  forte l’acqua sulla tua testa e le tue spalle”.
Null’altro. Lo ho fatto il giorno dopo e quest’anno tutte  le volte che ho potuto.
Quest’anno non ho voluto tornare da loro, mi sarebbe piaciuto ,ma ho pensato che era meglio cosî. Ció che hanno da insegnarmi lo ho capito forte e chiaro anche vivendo nel matrix al di lá dell’oceano.  Sto con” Lei” il piú possibile. La contemplo  amo e rispetto sempre piû con tutti i difetti di chi vive ne las plazas de los toros…
Mi chiedo spesso quale sia la miglior forma  di essere su questa terra. Mi inoltro in culture di tutti i tipi, da quelle indigene alle cosidette alte societá. …Non credo che l’ essere umano sia preposto ad una vita “naturale” ai bordi dei  torrenti come quella dei Wiwa. Che ne sarebbe di tutte le opere maestose di architettura ,d’arte e letteratura che l’umano ingegno  evolutivo ha portato alla luce? Sarebbe forse meglio che non esistessero per poter non distruggere la terra? Quale ê la giusta forma d’ essere qui in questa sovrapopolata sfera celeste  che profuma di paradiso?

Coesistenza .

I Tyrona avevano il possesso della costa caraibica quando arrivarono gli invasori. Erano forti e possedevano raffinate tecniche di lavorazione dei metalli e di ingegneria. Hanno resistito e combatutto fino alla loro estinzione. Kogi  e Wiwa sono ció che rimane della loro stirpe. Mi si dice che erano umili e pacifici rispetto ai Tyrona  ed é per questo che sopravvivono tutt’ora. Non mi permetto di inoltrarmi in questa lunga storia perché non ne ho la capacitá e nemmeno la voglia. L’umanità é cosí complessa ,e se si decide di volerne approfondire ogni aspetto ,tra gli anfratti della  storia di ogni popolo ,tra longitudini e latitudini storiche e geografiche, molte vite non basterebbero. Allora è molto bello sapersi accontentare  di quello che incontriamo nel piccolo e corto cammin  della nostra vita ,con la consapevolezza che ,essendo cosî piccini piccini, gli uni a fianco agli altri, quasi stipati in una fragile barchetta celeste sperduta  nel braccio di una galassia , alla fine…si è tutti uguali da sempre. Da quando siamo nati e ci siam tirati in piedi ,non è cambiato significativamente nulla nel nostro comportamento. Ci scanniamo da sempre tra l’ereggere un maestoso monumento e l’altro. Ciô che stiamo facendo ora ,perô non è mai successo prima. La barchetta cricca. Tutto non si puô fare, ma ogni piccola causa scelta tra le immensamente tante farà la differenza.

Sono passati due mesi,62 giorni per l’esattezza da che percorriamo questa terra con due minuscoli scooters. 3000 km fa siamo partiti da Bogotá. Questa volta non vorrei tornare davvero.
Pochi giorni fa ho immerso il mio corpo in una laguna silenziosa di notte  ,senza luna.
mi sono fatto portare da gente del posto. Il plancton a contatto con la pelle si illumina ed é visibile solo all’occhio umano,non si cattura con camera.
Ero avvolto da vortici di particelle luminose,l’acqua era calda,il cielo,l’aria anche.  Mi muovevo lento,ero luce,vedevo la sagoma del mio corpo coperta da un azzurro chiarissimo e luminescente. Era una dichiarazione di amore e una dimostrazione di purezza ,e  mi veniva rivelata a mente lucida. impossibile non commuoversi.
Quella stessa mattina ho capito dalle notizie che qualcosa di orrendo solcava i cieli del mondo a  oriente. Da quel giorno ho combattuto con i demoni della rabbia,dell’impotenza,dell’ostilitá fino quasi alla resa, ho creduto possibile la deriva dell’umanitá.
Sono stati giorni di lunghi spostamenti tra sterminate pianure verdi  costellate da lagune d’acque azzurre ,alberi monumentali di ogni specie alti come palazzi con fiori rosa e gialli,palme e mille altre piante spettacolari ,vive e pulsanti di ossigeno e clorofilla.VITA. Salite e discese tra gli inverni ,primavere eterne ed estati torride delle  cordigliere andine,si  toccano a pelle al vento tutte in un solo giorno . Si sale e si scende,0,1000,,tremila,mille,zero
Centinaia di kilometri percorsi a bocca aperta, un giardino botanico a cielo aperto di dimensioni smisurate.
Respiro e vedo  il pianeta nel suo piú alto splendore,mi sento fiore,ramo,polvere,roccia,acqua,cielo, ne sono parte,sono fortunato,graziato ,sono germogliato anche io in questa sfera celeste cosí bella da oscurare ogni umano tentativo di eguagliarla.
Li fuori gli spari ed il fuoco dei miei simili distrugge . Il contrasto tra quello che vedo e quello che sento dalle fonti di informazione è potentissimo, fatico a reggerlo. Perchè??? Come possiamo non vedere e distruggere questa  magnificienza che é la vita? Come é possibile.

Stamattina abbiamo aspettato ore sotto il sole con i militari in assetto da combattimento. La strada é sbarrata, c’é un ordigno piazzato sotto un ponte,lo hanno trovato ci dicono e devono bonificare l’area. Giá,ci sono le elezioni questo fine settimana,piú voci ci consigliano prudenza in quei giorni.Nonostante non sia cosî evidente ad un viandante,la guerra in Colombia non ê ancora cessata e sono passati 60 anni. La storia é complessa ,le societá lo sono e molto. Nell’estremo nord del paese ,nella punta piú a nord dell’america del sud a punta gallinas nella regione della Guajra, la tribú degli Wayûu ,dopo il fenomeno del ñino si è ritrovata a vivere una terra diseccata che per secoli,millenni li ha sostenuti. Gli effetti sono devastanti e dolgono profondamente chi li subisce e chi come me li vede. Ma il paesaggio altrove è quanto di piû vivo e meraviglioso si possa trovare nel pianeta.Questa parte del mondo, nonostante la distruzione provocata nei secoli conserva ancora la biodiveristà piû importante della terra. Respirarla,vederla,sentirla è un privilegio assoluto e ringrazio profondamente.
Ho pensato di gettare la spugna l’altra notte,non ce la faremo,non ce la faremo,siamo i figli sbagliati di un progetto divino,ma perchè allora siamo qui?? La mia fede vacilla fino a piegarmi. Poi ,qualcosa si rianima dentro di me. Esistono anime belle,molte ,e le incontro ovunque in  questa terra,da nord a sud. Non siamo sbagliati,non lo siamo tutti, lo sono forse in pochi. Se piantiamo alberi,ancora,cresceranno, se seminiamo pace,germoglierã ,ma è un processo da fare individualmente , ora, ognuno con i propri mezzi e capacità. Volontà.

La comune 13.
L’europa é lontana da qui e la guerra viene vista da questo popolo  come un ulteriore probblema economico mondiale,le vittime ed i profughi non impressionano tanto come a noi ora, ne hanno avuti abbastanza sia di morti  per le loro guerre interne ,,che di esiliati Venezuelani ora.Il Venezuela ora  è in mano ad un altro dittatore del nostro tempo che li ha ridotti sul lastrico.Ennesimo orrore che sento descrivere dai moltissimi ragazzi e ragazze giovanissimi  che incrocio in questo viaggio che han dovuto mollar tutto e patire. I fortunati e svegli  lavorano,gli altri sono per strada ad elemosinare come ha fatto Javier per settimane senza cibo e un tetto. Quando gli chiedo di raccontarmi il perchè si permetta ad un solo Uomo di far questo al suo popolo,mi stupisce anche se ,a posteriori , non molto devo dire… Mi dice che Maduro si è comperato i voti di un popolo con pacchi regalo di cibo di un solo dollaro l’uno. Sufficiente per accaparrarsi il favore del suo popolo che per bisogno ma anche,mi si dice ,per   pigrizia ,si è accontentato senza indagare e capire chi era quel uomo , ed ha posto ,al voto  ,la firma alla propria condanna. Già,la pigrizia ..ora Maduro si ê preso le loro vite. STRONZO DI M! L’europa è lontana insieme alla comunità internazionale che lascia fare,guarda caso i Venezuelani  , siedono su un mare nero di Petrolio.Di questo si dice poco e nulla. I media e chi li comanda sono tra i responsabili.

La COMUNE 13 di Medellin è stato il quartiere piû violento del mondo fino al 16 ottobre 2002. È la storia di un riscatto ció che vedo li in quella montagna In questo momento di distruzione
L’epilogo diciamo felice della comune13 é una delle infinite storie dell’umanitá ,perô tocca e lascia un segno visitarlo ,specialmente ora in questo delicato e oscuro tempo di  guerra nostra.

L’operazione ORION condotta  da 1500 militari ha provocato una carneficina nella Comune 13. Una favela dove la gente è arrivata ad ammazzarsi violentemente anche per un sacchetto di merda che non si sapeva dove buttare  in assenza di fognature. Armi ovunque date dai narco trafficanti ,dai guerriglieri della Fark e dai paramilitari ai giovani dal futuro aspro  nati in un groviglio di lamiere piantate sulle ripidissime pendici delle montagne che racchiudono Medellin.
La seconda cittá piú grande dopo Bogotá considerata anch’essa cittá off limit fino a 20 anni fa .3 milioni piû o meno gli abitanti,ora nel 2022 una città che vive tra modernità ,cultura ,design,arte,architettura e quartieri ancora molto poveri. Ci sono posti che è meglio evitare ,ma la città è una città fiera,cordiale ed aperta al mondo.Vederla apparire dall’alto quando siamo scesi  da Santa Rosa de los osos ,mi ha scioccato. È racchiusa in una valle e si è espansa in salita sulle pendici tra le due cordigliere andine. I grattacieli altissimi  iper moderni si ergono su dei pendii cosî ripidi da aver fatto venire l’idea geniale a qualche essere intelligente di dotarla di trasporto via cavo. Gli stessi identici che si prendono per sciare,ma questi sorvolano sopra un mare di cemento  e lamiera.
Oggi, andare alla comune 13 é un esperienza di vita perché si entra nella storia di un riscatto anche se pagato a caro prezzo. Si salgono perfino delle scale mobili a cielo aperto che hanno portato sollievo ad un sacco di gente.
Ci siamo andati con Andres,un cinquantenne nato e vissuto in quella comune,uomo  sensibile che si é fatto una vita lavorando alla Philipp Morris ed ora come guida .Un sopravvissuto ad un capitolo di storia dall’epilogo tutto sommato felice per molti. I narcotrafficanti ci sono ancora ma la violenza ê cessata. Sono morti in migliaia su quei grovigli di lamiere. Le gang pagate e armate dai narcos si sono mandate all’altro mondo per anni,chi solo per aver oltrepassato una linea invisibile di territorio,un gradino piû giû o su ed eri morto. Nessuno poteva entrare alla comune 13. Ora quel impasto di casette una sopra l’altra, scale mobili e gradini ,é meta di turisti, é famosa per i suoi graffitti,si mangia,si beve, si balla tra bancherelle di ogni cosa,tra magliette con impressa l’immagine di Escobar che pur avendo comandato il paese per anni,nemmeno li poteva entrare. Cosi mi si  dice. Gallerie di artisti locali,un piccolo museo della storia della comune  raccontata quasi rappando da un giovane col berretto storto, e piú in basso un suggestivo cimitero con al centro la statua di un Angelo che punta il dito su una discarica sul fianco di una montagna sventrato dalle ruspe ,dove si trova la piú grande fossa comune della colombia. Piú ci si addentra  nella storia e nella cultura dei popoli piû si aprono frattali e complesse le architetture della convivenza umana. Quella discarica  che guarda la comune 13 ,contiene i resti ,si dice,di almeno 2500 morti in battaglia di quel 16 ottobre. La battaglia dello stato contro la violenza,la bonifica di una parte della città voluta da un potere che ha soppresso la morte  con la morte di molti innocenti, e qui vi racconto delle  malefatte degli uomini e del peso che hanno tutt’ora sulle vite di moltissimi , come Javier che non hanno avuto giustizia.   L’organo  militare dava un grosso premio in denaro a chi dei  soldati uccideva un guerrigliero. Le bestie umane uccidevano innocenti,gli mettevano addosso i vestiti dei guerriglieri e si beccavano,mi si dice, un migliaio di euro. In tanti chiedono da tempo di scavare nella fossa e trovare quel che si puô dei resti e provare  ,attraverso non ho capito  quali prove ,che quelle ossa erano innocenti. Anche qui la verità è sepolta e piange insieme ai morti e agli amici e parenti sopravvissuti di un capitolo recente della NOSTRA storia.
PACE PACE PACE
Con amor. Manizales,Colombia 2022

Parigi primo marzo 2023.
Qui mi fermo. Sono dovuto rientrare ,questa volta, ancora una volta per cause di forza maggiore.
Spero di aver  lasciato qualcosa a chi ,fin qui, con mio grande piacere è approdato
Con Amor
Stefano Curto.

keyboard_arrow_left back to Fragments