Tibet 2017
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Tibet 2017

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September 30, 2017
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Tibet
Eran solo briciole tutti quei tasselli che per anni , da esperto viandante, ho incastrato nella mia immaginaria lavagna tibetana....

Buon giorno belle genti. Dedicato a chi vuol sapere di questa terra e mi chiede di scrivere. A me per non dimenticare.

Eran solo briciole tutti quei tasselli che per anni, da esperto viandante, ho incastrato nella mia immaginaria lavagna tibetana. Sapevo che sarebbe stato un grande momento salire fin quassù e vedere in carne ed ossa, cielo e terra, le mie piccole figurine vivere…… Briciole…

Oggi quei 6000 km on the road sono terminati. 4000 in treno, 2000 nel vento.

Ho la pelle bruciata da un sole che rende ogni pigmento sovrano, ogni nuvola candida madre ombrosa o spaventosa mantide nera.

È tutto vero. Questo è l'immenso tetto del nostro piccolo mondo, è quassù che il cielo posa senza velo la purezza del suo blu eterno.
Qui si percepisce una forza primitiva e divina che spaventa ed attrae, abbraccia e rimprovera. Sottomette ed eleva.

Il cielo è quassù.

Le ruote girano, girano, ore ed ore, giorni e giorni. Il plateau non finisce mai. Gli immensi altipiani si susseguono senza fine, le vette impervie e i ghiacci perenni circondano i tuoi giorni come guardiani che svaniscono nella notte, cedendo alle stelle lo sguardo supremo.

Alla sera sono sfinito. Sono quasi attonito. Ogni sera mi dico che può anche bastare! Non sono preparato a tutto questo. Va al di là di ogni mia immaginazione. Quel parametro interno di stupore, per spazio e tempo, che credo di aver sondato esplode e si annulla lasciandomi esausto di altera bellezza.

In Tibet l'estate è mite. Qui a Lhasa, a 3800 metri, di giorno si è in maniche corte. La temperatura percepita sfiora i 30 gradi ma basta una nuvola a farla precipitare in un attimo. Non nevica molto come si può pensare e d’inverno, con il sole, per poche ore si è ancora in maglietta.

Abbiamo valicato sei passi sopra i 5000 metri. Ogni volta che mi viene detto da Norbu che a pochi chilometri si inizierà la salita mi inquieto, poi… se c’è il sole canto… foiolla, foiolla foiollalallà…

Le strade sono quasi impeccabili, i servizi molto buoni e questo aiuta molto, ma per quanto la Cina stia colonizzando con la forza questa terra e stia stendendo ovunque il tappeto nero, la montagna è da temere. Ogni tanto il fiato se ne và e ti ritrovi spaesato. Hai perso un colpo e non sai come, non lo hai mai perso e non sai dove andare a riprenderlo. Fai dei movimenti nella normalità ed hai il cuore che che ti piega le gambe. Ci vogliono settimane per abituarsi.

Al campo base dell'Everest a 5200 m ho pensato di lasciarci le scorza. È stato poco simpatico!

Quel giorno quando siamo saliti sul passo Pang La a 5000 metri, dopo duecento chilometri di immensi bastioni d’erba arancio e lo abbiamo visto insieme alle sue sorelle, si è fermato il tempo.

Dinanzi a noi centinaia di chilometri di montagne spoglie e appuntite, sembrava tutto di carta pesta fino all'orizzonte, dove il bianco accecante della catena dell’Everest, in un contrasto mozzafiato, sfiora i 9000.

Qomolangma è il nome tibetano dell'Everest. L’Everest è donna e la sua traduzione è: "dea madre dell’universo". Le altre 3 cime che si vedono svettare sono sorelle della dea…

Everest è il nome di un lord della national geographic che nemmeno lo voleva ma che è rimasto nella storia .

Per ore solchiamo questo mare di cartapesta, Qomolangma appare e scompare alla vista, a volte più grande a volte più piccola. I villaggi sono fatti di solide, belle e grandi case in stile. Sono remoti, lontani da ogni cosa umana, ma certamente non dalla natura incontaminata di madre terra.

Le immense distanze distorcono la nostra percezione. Nelle nostre città e nelle nostre terre è l’uomo a dominare la natura, qui la natura impone ed ottiene rispetto.

Dopo una lunga salita in cui il paesaggio e l'aria sono sempre più rarefatti, la strada finisce. Il respiro è incostante e, un altro, questa volta più lungo, se ne và lassù di fronte a noi. Sale altri 4000 metri, quasi il doppio, e svanisce nelle cime della dea Qomolangma.

La guest house è spartana ma confortevole. Sono iper eccitato dall’emozione. Male… dei monaci cantano dei mantra al vento seduti nella poca erba di fronte il loro monastero.

Sullo sfondo la loro dea madre dell'universo. Mi invitano a sedermi. Acconsento felicemente. Quattro monache ed un monaco intrecciano le loro voci ad occhi chiusi. Chiudo gli occhi. Non vi è altro suono in quel vento. In questo luogo, quel bellissimo  mantra di pace recitato da secoli per l’umanità, ha per me un grande valore ed una forza fiera. Queste persone dedicano la loro vita a questo scopo. Sanno che ogni cosa in questo nostro universo è connessa. Sanno che ogni nostro atto pone cause agli effetti. Sanno che il vento le trasporterà all'orecchio di qualcuno che vorrà ascoltare.

Ogni gesto ed ogni azione si ripercuotono nell’infinita rete dell’esistenza. Ognuno di noi è un anello al quale si innestano presente, passato e futuro di ogni essere vivente. Coscienti e credenti di ciò, la responsabilità di agire, ognuno con i propri mezzi ma soprattutto con la propria volontà, per un bene comune, è……palese?

Non vi è nessun dio da temere, da riverire, per il quale combattere e morire. Nessun Dio al quale donare buone azioni, in questa unica chance di vita per paura di inferi danteschi.

Quel Dio siamo noi, è l'universo intero senza inizio e senza fine.

Molti sono ancora i concetti di questa meravigliosa filosofia che non conosco o che non assimilo come la reincarnazione. Ancora troppo povero il mio intelletto e troppo da approfondire… ma non lo è la mia sensibilità, in questa ricerca e nel cercare passo dopo passo, sbagliando e cadendo, di assumermi questa responsabilità. Evolvere…

Il buddhismo in generale, incita alla realizzazione dei propri desideri nella consapevolezza della comune legge di causa ed effetto. Non nega e condanna nessun atto specifico perché se si da zappa nei piè… zappa ritornerà. Un dolore inflitto provoca un riverbero in tutta la rete dell'esistenza universale e tornerà a noi, perche noi ne siamo parte.

Pensare ad un ciclo di vite terrene, attraverso il quale avere la possibilità di elevare ed evolvere il nostro spirito fino ad un'ultima morte che ci dissolverà nel dio universo della incorporea pace eterna mi affascina moltissimo, e pur non essendomi mai donato a nessun credo, tra tutte, questo concetto mi è affine! Questa filosofia non ha quelle fruste uscite da mani umane e prepotentemente imperfette e truci, di uomini freddamente acuti che interpretano ed impugnano religioni pacifiche per sottomettere pecore sparse nel globo e rese sorde e cieche dall’ignoranza.

I monasteri sorgono in luoghi impensabilmente remoti e sono di una bellezza unica, sia per la loro posizione, sia per l’architettura quasi minimale ma colorata di primordiale e naturale bellezza. Bianco è purezza, il nero intorno alle finestre respinge i demoni della notte, viola è lo spirito… In quelle alte mura Esprimono tutta la forza del loro messaggio.
Tra tutti i templi di culto che ho visto in ogni angolo del pianeta, questi sono a mio gusto i più belli in assoluto.

Osservo Qomolangma fino al calar della notte, vedo quei bastioni virare dal bianco puro, al giallino, rosa, grigio-arancio, grigio scuro e poi…silenzio.

Mangiamo una zuppa e si va a nanna. Il giorno dopo ci aspettano altri 300 km con altri passi oltre i 5000 e si parte presto. Il freddo arriva immediato con l oscurità. La temperatura precipita sotto zero. Non mi sento bene, non so se è l'inquietudine che questa maestosità provoca. Ho un dolore lancinante al centro della testa, nausea. Poi un attacco di diarrea che non mi lascia il tempo nemmeno di uscire dalla porta della camera per raggiungere il bagno, in comune. Per fortuna c'è un secchio. Non so se ridere della situazione o piangere. Se non c’era  quel secchio la camera sarebbe stata inagibile per una settimana!

Mi addormento ma alle 4 mi sveglio. Devo correre in bagno. Sono agitatissimo. Rientro e mi siedo sul letto. Il cuore è impazzito, non riesco più a controllare il respiro. Tutto è aritmia. Pantxoa cerca di calmarmi e mi fa bene, ma non passa. Sudo freddo. Il panico aumenta, il battito anche, il respiro è convulso. Sono spaventato, è orribile. Poi…ciò che ho appreso in questi anni di pratica mi viene in aiuto. Con gli occhi socchiusi (non posso chiuderli perché mi sembra sia per sempre!) medito. Svuoto la mente, la distolgo da tutto lo sconquasso, la metto in silenzio e quando la mente tace, tace anche il corpo. Finalmente! Ringrazio Virendra con tutto il cuore. Dopo una mezzora mi sdraio e rimango calmo in dormiveglia fino all'alba. Qualcuno ogni anno muore quassù, indipendentemente dall'età, sport o non sport, cicche o non cicche, foiole o non foiole…(:)

La stessa sera un australiano lo hanno riportato giù e messo a ossigeno tutta la notte, mentre il giorno prima una ragazza italiana di 26 anni ha rischiato grosso e messo in panico tutto l'accampamento. Va beh… la mattina mi sembra di star bene, si riparte, ma l'esperienza mi ha segnato il resto del viaggio. Mi impongo seriamente, sopra i 5000, il movimento lento, Pantxoa me brava e me tende. Controllo le emozioni e metto nella macchina di Norbu delle bombole di ossigeno che vendono in molti posti e che uso prima di dormire quando siamo sopra i 5000, come nello spettacolare lago di Namso Lake.

Ė un alto e basso come queste montagne. La mattina stai bene, il pomeriggio ti sembra di avere la malaria e sei a pezzi e la sera un'incognita. Questo anche per Pantxoa che in questo momento qui a Lhasa è stecchito a letto.

Quel povero disgraziato di Mao con la sua rivoluzione culturale, o meglio, distruzione culturale ha invaso il Tibet, distrutto il 98% di questi templi sublimi e… qui veniamo al dunque. Ho un pò studiato la rivoluzione culturale attraverso vari libri tra cui Terzani e indagato sul posto tre anni fa.

Qui in Tibet, quella politica che, in altro modo la Cina persegue da allora, ha delle conseguenze disastrose per questo popolo. Non è facile parlarne con le guide. Anzi. È tabù. Non bisogna chiedere niente a questo riguardo. La repressione ed il controllo sono inflessibilmente feroci. Anche un olandese che gestisce un ristorante qui a Lhasa (pessimo!) quando gli chiedo se nel 2008 a vissuto i tumulti, si mette le mani alla bocca e mi mi indica di far silenzio.

A Shanghai, durante la mia visita di due settimane fa nella galleria che mi ha ospitato come artista, mi faccio dare il contatto di un artista di cui vedo le opere e mi piace molto. È di qui, di Shigatse. Perfetto. Quando arriviamo lo contatto e trascorriamo una bellissima serata assieme. Con lui una ragazza simpatica e gordita che l'artista ha assunto perché rimasta tagliata fuori da ogni possibilità di lavoro, per aver collaborato fino alla grande repressione del 2008 con delle onlus occidentali tutte espulse.

In quell'anno, dai nostri schermi, la combustione dei monaci che ardevano ci illumina di giallo… ricordo molto bene.

Un giorno ad una folcloristica festa/cerimonia della città di Shigatse, prima della piccola entrata che dava su un vasto spazio con migliaia di persone, vediamo un camion dei pompieri. Io lo noto come civile precauzione e protezione da assembramento umano, Pantxoa, basco e quindi meno ingenuo (:) mi chiama e mi dice: hai visto? Ma che? Il camion dei pompieri! Si si l’ho visto e procedo. Ma vistes? ma vi, vi. Es por los moncs que se pueden quemar. È per i monaci che potrebbero auto incendiarsi. Hai... l altra realtà, quella nascosta nella stanza accanto apre una porta e mi dà uno schiaffo.

I tibetani sono prigionieri nella loro terra!! NON HANNO PASSAPORTO. Non possono uscire dal loro paese. Anche nei loro spostamenti in Tibet devono avere permessi. In Cina vanno dove lo stato decide.

Ma come si può fare questo ad un popolo???? Sono allibito. Sapevo abbastanza della loro triste storia, ma questo no, ed è una violazione degli elementari diritti umani, inammissibile ai nostri giorni. Eppure così è e se si vuol non sapere e godere delle belle vie di Lhasa con i bei negozietti, ristorantini, caffè e shopping center, tutto sembra normale…

Ma scrivere di questo aiuta. Molti si rifiutano di venire in Tibet per non dar soldi e quindi ulteriore forza ai cinesi e sbagliano di grosso. L’artista (non faccio nomi) e la sua amica implorano il turismo. Sono prigionieri. Hanno telefoni e internet controllati. Lo scambio verbale da loro a noi, speranza e conoscenza diretta. Ora dico a tutti quelli che qui non vogliono venire: siete degli imbecilli, voi che per una scelta politica del cazzo lasciate queste persone tagliate fuori dal mondo, voi che rimanete seduti nella vostra poltrona a scrivere e dettare leggi e comportamenti da assumere nei confronti di un popolo che non avete nemmeno mai sfiorato. Bravi!……

Il Tibet è presidiato. Venire qui è molto costoso. Non si può andare a spasso da soli. Bisogna pagarsi le guide e gli autisti a caro prezzo. Cercavo da un paio d'anni chi potesse farmi vivere questo paese a modo mio, cioè al vento, su due ruote. Ho trovato finalmente, la scorsa primavera, un’agenzia di un tedesco, Hendrix, che organizza il tutto.

Hendrix vive ed è sposato con una cinese e ha potuto con grandi sforzi penetrare nella burocrazia ed il controllo cinese e organizzare gli spostamenti con veicoli e nasi greci e globi rotondi alla guida.

Al mio arrivo a Lhasa ho dovuto farmi la patente! Accompagnato ovunque dalla nostra guida Norbu. Ho fatto ridere un po’ di tibetani e cinesi in quell’ufficio quella mattina. Son diversi. Ma tant!! Per misurare la vista hanno altri simpatici geroglifici! Vi lascio immaginare…

Durante gli spostamenti, anche per chi li vuol fare in bicicletta, dietro ci sarà sempre una macchina con autista e guida pagati allo stato profumatamente.

Non ho mai avuto una macchina appiccicata al culo nei miei viaggi fin’ora. Da un certo punto di vista però non è male. Ti godi il paesaggio senza preoccuparti di niente.

Dormire, pasti, strade, incroci, etc, sei scortato e quando sei a 5000 metri sei contento di aver una spalla. Però… far capire ad un tibetano che non tocco alcool da 40 giorni ma "feme bere caffè!" È impresa difficile!!

Fare benzina ė come rifornirsi di plutonio. È assurdo. Devono presentare la patente, essere fotografati alla cassa. Per le moto è un’incognita. Molti distributori rifiutano il rifornimento anche ai tibetani. Dove si può bisogna parcheggiare la moto dietro una corda e aspettare che arrivi uno con la tanica, dopo ore di storie e storie solo per creare problemi al popolo. Vietatissimo fare scorte in bottiglie. Forse per la paura di attentati!

Ma no, se vuoi la benzina te la tiri fuori dalla macchina. Non capisco! Norbu mi dice: Tefano, questo è solo per render più difficile ogni cosa. Ok.... stronzi!

Rimango a piedi due volte, dalla nostra macchina è impossibile raggiungere il serbatoio e bisognerebbe agire da dentro il motore, cosa che nessuno di noi sa fare. Ho dovuto caricare lo scooter in macchina. Vietatissimo!! Ma che cazzo devo fare? Assiderarmi e lasciare le mie ossa insieme a quelle degli yak per le vostre stupide macchinazioni intralcianti??? Andate a cagare!! Dopo la seconda mi incazzo e mi nascondo e riempio delle bottiglie. Me le tengo nascoste e imbavagliate sotto la sella dello scooter. Se le trovassero nella macchina, Norbu e Tashi l'autista, sarebbero in serie grane.

Metà viaggio lo abbiamo fatto in scooter (al campo base dell'Everest rimangono a bocca aperta e mi dicono che quello è il primo faccione con uno scooter ad arrivarci!) Pantxoa però si è fatto molte tratte in macchina. A 5000 andavo 25 all’ora ed in due avremmo spinto.

La seconda metà del viaggio invece ce la siamo fatta con un enduro 400 che dovevo avere sin dall'inizio, ma che per una serie di burocratiche incomprensioni non ho avuto. Un francese che abbiamo conosciuto a inizio viaggio si è rotto una spalla su uno sterrato e anche il suo amico è rientrato in Australia. Hendrix mi ha dato la sua moto.

Norbu impallidisce e si guarda intorno quando svuoto le bottiglie. It s not allowed! Questa parola te la ripetono più volte al giorno.

Qui non si sgarra. Se fai qualcosa contro la legge la responsabilità ricade su tutta la famiglia. Tutti vengono privati di servizi e lavoro. Vanno in rovina intere famiglie. Quasi nessuno sgarra. Ci sono posti di blocco ovunque. Si controlla tutto e tutti e non c’è da scherzare. E sono cinesi al comando. I tibetani vengono tenuti ai margini il più possibile. I coloni gli rubano il lavoro con il fervore del governo. Vogliono eliminarli sotto gli occhi delle comunità internazionali che nulla vogliono poter di fronte al dragone.

Per fortuna, tra un posto di blocco e l'altro, il sublime paesaggio mi fa dimenticare tutto questo. La loro bandiera è proibita. La loro bandiera!!!! Se ne trovano una nelle loro perquisizioni, la famiglia e tutti i parenti sono in rovina. Se invece righi dritto a testa bassa ti danno lavoro e casa. Anche ai monaci. Molti si son lasciati corrompere da soldi e comodità. Norbu ci dice che per fortuna alcuni monasteri sono ancora puri, ma il processo  di eradicazione e distruzione di un popolo millenario è innescato e prosegue inesorabile.

I tibetani sorridono, ma tra loro, non molto a te. Non cercano lo scambio, il minimo necessario è più che sufficiente. Paura? A volte ti senti trasparente come……in Cina. Hendrix mi dice che i tibetani sono sempre stati restii, nella storia, al contatto con gli occidentali ma… non sò… Certo è vero che gli asiatici hanno questa caratteristica. Ho viaggiato in tutti paesi del sol levante. Iraniani ed indiani sono altro pianeta…

In ogni caso ci vuole molto tempo per capire un popolo come questo e non posso e non mi sento di dire niente oltre a questo. In questi pochi giorni siamo sempre stati con lei, ed è per lei che ci siamo arrampicati fin quassù. --mother--.

Dopo domani ci portiamo verso casa, voliamo a Khatmandu (io ritorno dopo 20 anni) e li i tibetani rifugiati mi mostreranno altra cosa…

Nelle zone remote molti tibetani non si rendono nemmeno conto di tutto questo, e si nota immediatamente, ma dove arrivano le strade e la gente può vedere, il governo vede e provvede ed il cuor si fa roccia.

Vanno nelle scuole e prendono gli studenti più brillanti. Li mandano in qualche città cinese. Li istruiscono a loro modo facendogli dimenticare la loro lingua e poi li rimandano in Tibet come perfetti cinesi. A questo racconto dell'amica dell’artista rimango in silenzio e penso: ne indottrinano molti, ma qualcuno si sveglierà e gli si ritorcerà contro!

Stanno edificando e ingrandendo città su tutto il plateau e mandando cinesi dalle zone più povere a far da coloni e a lavorare.

Il DALAI LAMA nel ‘59 è scappato tra le montagne scacciato dal governo che ha invaso il Tibet nel ‘50. Abbiamo visto la sala nella quale si è tenuto l'ultimo disperato colloquio con i governanti cinesi. Con lui se ne sono andati 80.000 tibetani tra le montagne, in un viaggio di 14 giorni che li ha portati come rifugiati a Dharamsala in India.

Il POTALA a Lhasa è uno dei più bei templi che abbia mai visto. Si erge in una collina al centro della città. Quando lo si guarda dal basso, al suo centro sventola la bandiera cinese. È tristissimo. 1600 anni di storia soppressi da quella bandiera che molti me compreso brucerebbero.

Il Bhutan si considera il paese più felice del mondo. Sono Tibetani in tutto. Hanno avuto altra storia ed altra sorte. L’amica del artista mi dice, con una tenerezza e velata profonda tristezza, che lei prima che le fosse tolto il passaporto, nel 2008, se ne era andata in America a studiare ed ha convissuto un anno con una ragazza del Bhutan. Mi dice che questa ragazza aveva il passaporto scritto in tibetano e lei non smetteva di tenerlo in mano a leggerlo e rileggerlo perché il tibetano, in Tibet, è proibito nelle scuole. Lo si vuol far sparire. Ma…in India il Dalai Lama lo tiene vivo e io sono ottimista.

La somiglianza dei tibetani con i popoli andini ė disarmante. All'altro lato del mondo? In Cile anni fa, nel deserto di Atacama, ci hanno portati su una montagna, a cavallo e ci hanno mostrato un simbolo stranissimo fatto con delle rocce su di un abbassamento. Ci dissero che le linee convergendo puntavano dritte al Tibet. Ci sono molte teorie su questa somiglianza. La scienza parla di caratteristiche fisiche plasmate dal altezza. Mah……ieri pranzando osservavo dei tibetani che mi davano le spalle. Cappello a larghe tese nero, spalle larghe, camicia bianca e treccia di capelli neri con intrecciato un anello di conchiglia. Gli occhi sono più asiatici ma naso, zigomi e bocca sono quasi uguali e ho trovato molte somiglianze anche con gli Indiani d'America. La scienza…

Siamo partiti da Shanghai con un treno. La scelta di arrivare fin qui via terra è voluta e ponderata. La prima tratta di 2000 km fino a Xining (città avamposto a nord del Tibet) non mi mostra niente di interessante. Solo grandi immensi palazzi, vespai tristi e grigi. Montagne di tufo e molti fiumi. Pioggia e nuvoloni.

Io e Pantxoa abbiamo una cabina comoda tutta per noi. Continuo nel disegno delle opere per la mia prossima mostra, con un nuovo fantastico programma che ho imparato ad usare in India nelle settimane trascorse con il mio Swami. Ho letto una cosa nella quale mi rispecchio. È dei giorni nostri. "Digital nomads". Sono quelli come me, che grazie al buon uso della tecnologia possono lavorare ai loro progetti viaggiando. Ad ogni ritorno i progetti artistici e musicali prendono forma ma sono stati concepiti e progettati in ogni angolo del pianeta. Io allora ho coniato: DNA Digital nomad artist! Yeppp!


Pantxoa dorme tutto il viaggio. A Delhi quando abbiamo accompagnato Rajendar all'ospedale per vedere se era possibile mettere delle protesi alle sua gambe (niente da fare ci è stato detto, ma riproveremo con un altro chirurgo in seguito), ci siam beccati entrambi un virus e siamo finiti a nostra volta all’ospedale! Per fortuna accompagnati da una coppia di nostri amici indiani che hanno scelto una struttura molto buona. Sospetto di Dengue o malaria. Abbiamo la febbre altissima. Sono le 9 di sera e alle 4 di mattina del giorno dopo abbiamo il volo per Shanghai. Se perdiamo il volo perdiamo tutto il Tibet perché, come ho scritto, il viaggio è stato obbligatoriamente programmato. Non sappiamo che fare. Alla fine decidiamo di partire lo stesso. I risultati degli esami del sangue ci verranno comunicati solo il giorno dopo, quando saremo a Shanghai. Una volta li se sarà dengue o malaria rinunceremo. Per fortuna niente di tutto questo. Io mi rimetto in tre giorni ma Pantxoa rimane steso una settimana.

Il viaggio in aereo un incubo di febbre!!

Per fortuna tra i tre giorni di permanenza a Shanghai, i due in treno in comode cuccette e gli altri tre giorni a Lhasa prima della partenza in moto, Pantxoa guarisce e…via!!

Ah, vi racconto questo fatto:

Quando si entra in Cina ci sono delle porte speciali a infrarossi che vedono se hai febbre. Pantxoa aveva 39, io per fortuna e grazie al paracetamolo in quel momento non ne avevo. Se ti beccano puoi scordarti qualsiasi progetto. Mi viene in mente di questo controllo solo quando sono a pochi metri. Spingo Pantxoa in avanti e cerco di passarci sotto assieme. Mi riesce. Le due poliziotte detectano il calore e mi fermano pensando sia io. Sembra fantascienza! Pantxoa si gira verso di me e io gli faccio cenno di filare a gambe levate. Una poliziotta guarda la foto ma vede due barbe e due nasi storti e non è sicura di chi sia l’appestato. Anche per i cinesi noi sembriamo tutti uguali. Davanti a lei ci sono solo io, lei si sporge e cerca l’altro barbuto che ormai è mimetizzato tra la folla. Cerca di mettermi un termometro in bocca. Mi fingo indignato e cerco di rifiutarmi. Sento di non aver febbre ma non sono sicuro. Un brivido mi scende dalla schiena mentre l'altra poliziotta estrae un altro apparecchio e me lo infila nell'orecchio. Ė andata!! Sono sotto la soglia. Avevo preso paracetamolo prima dell'atterraggio e mi ha salvato. Siamo entrati nel paese.

La tratta da Xining a Lhasa è spettacolare. Non ci stacchiamo dal finestrino. È superbo. Mi rattristo all'imbrunire. Con il buio perderò mille km di bellezza.

Come potevano i cinesi lasciarsi scappare questa terra nel cielo? È grande quasi un terzo dell'intera Cina. Le miniere e le centrali si susseguono. Le vette del mondo hanno tra le loro viscere immensi giacimenti. Tra le migliaia di immensi altipiani molti sono fertili e coltivati a grano a perdita d’ occhio. Quel giallo paglierino è brillante e attorniato da immensi spogli bastioni, toglie la parola di bocca ma non la pretesa di conquista. Le risorse sono il cibo e l'uomo uccide per averle. Da millenni.

Ci dice Hendrix che solo fino a 4 anni fa nelle due strade principali che tagliano il Tibet da est a ovest e da nord a sud, la prima di 3000 km, la seconda di 4000, vi era un distributore ogni 400 km. Ora ogni 100.

A Lhasa in 4 anni la città è stata sconvolta. La stazione dei treni sembra l'aeroporto di Venezia. Cavalcavia, tunnel e giganteschi palazzoni sorgono nella zona nuova. Ma la vecchia Lhasa è bellissima!!! Folcloristica, pulita e moderna nei suoi negozietti e vie pedonali. Non è tutto male. Qui è nato il Tao ed ė cosi. Luce ed ombra. Come ovunque…

Se parliamo di guerre ed invasioni e mettiamo a confronto storico l'occidente con l'oriente, la Cina si è comportata molto meglio!

La Cina progredisce ad un ritmo impressionante, ma nel suo dilagare si ricorda di proteggere degli spazi. Molti i parchi protetti. Scooter elettrici ed enormi, parchi fotovoltaici. Almeno…

Un francese che vive a Shanghai da anni mi dice che cambierà. Mao e gli altri tre testoni hanno sterminato una cultura millenaria dove è nato Confucianesimo e Tao. La maggior parte dei cinesi, in questo nostro tempo è culturalmente e spiritualmente gelata ma vie è un inizio di risveglio…speriam…

L’ho scritto altre volte, ma più viaggio in paesi culturalmente lontani dai nostri, sempre più evidente mi è la fortuna che ho di vivere in quest’epoca, di potere e volere viaggiare, vedere, toccare…
Siamo ad un cambio planetario epocale. Con questa epoca si chiude un capitolo di storia durato millenni. Tutte le culture in tutti i continenti si stanno contaminando a vicenda. Sta nascendo un uomo nuovo. Per ora parliamo di globalizzazione ma non sappiamo cosa diventeremo nei prossimi decenni. Quel che è certo è che questi anni sono gli ultimi per poter vedere la meravigliosa diversità dei popoli, i loro costumi, le usanze, i dialetti, lingue, architettura… Manca poco, pochissimo e tutto questo resterà nei documenti digitali della nostra nuova era e nella memoria dei vecchi viandanti come me, enchallah diverrò.

Oggi 29 settembre ho reincontrato Tile.
Come è possibile…quale disegno si nasconde sotto queste connessioni?

Fin dal inizio del viaggio ho sempre detto a Norbu che era mio desiderio sentir suonare quel lunghissimo corno metallico che suonano i monaci in non molte occasioni. Quello strumento ha uno dei suoni baritonali più profondi che esistano. L’ho visto e sentito suonare in alcuni documentari e mi si è fissato come proposito.

Norbu mi dice che non crede avrò la possibilità di sentirlo perché viene suonato in giorni speciali e non coincidono con il nostro viaggio. Ok…peccato…

Quella sera al campo base dell'Everest, quando vi ho descritto il momento trascorso con i monaci che recitavano il mantra di pace al vento, è successo. Il monaco che quella sera mi ha invitato a sedermi si chiama Tile. Parla un po’ inglese ed è subito vicinanza e amicizia tra noi. Quando la recita del mantra finisce rimaniamo a discorrere. Dopo un pò glielo chiedo. Tile, I would love to hear that instrument playing. Lo descrivo a gesti. Tile capisce e mi dice che lo suonerà per me. Che meraviglia! Noi tre soli. Io Pantxoa e lui dentro il monastero. È andato a prenderlo. Mi ha fatto sedere e lo ha suonato. Quella vibrazione entra dritta nel corpo e ti fa tremare. Gli ho chiesto se potevo suonarlo e mi ha risposto di no. Nel bocchino dove si appoggia la bocca vi è un osso umano. Quel suono è venuto a me… Ringrazio molto.

Tile è simpatico e bonario, altero e saggio. Gli chiedo un indirizzo perché vogliamo spedirgli un paio di scarponi da montagna che tanto ammirava ai nostri piedi. Ci ha detto che quelli cinesi si sfasciano subito. Lui vive a 5200 metri e ha bisogno di scarpe buone. Certo! È promessa. Ci salutiamo con calore.

Ebbene…oggi... stavo camminando con le migliaia di tibetani che ogni giorno fanno il giro in senso orario, come vuole tradizione, attorno al tempio di Lhasa. Vedo delle vecchiette sedute e chiedo se posso fare una foto. Poi continuo…in una panchina vedo 4 uomini. La scena mi piace. Mi avvicino e chiedo se posso fare una foto. Acconsentono. Inquadro e due occhi mi fissano. Abbasso il telefono e ci fissiamo. È Tile!! È vestito in abiti civili. Non è permesso ai monaci di altre zone vestire la tunica. Che cazz…

È incredibile e basta. Tra una folla di migliaia di persone decidere di avvicinarmi proprio a quella panchina tra le tante. Vive a 400 km da qui e a 5200 metri e karma vuole che ci si rincontri. Si sarebbe alzato da quella panchina subito dopo e dileguato nella folla ma quel preciso istante è stato lasciato a noi da qualche forza sconosciuta.

Mi ha stretto le mani più volte e non servivano parole.
Sono tornato in albergo con il cuore gonfio di mistero…

Un giorno, perso nell’immenso silenzio di un altipiano, scorgo ad un centinaio di chilometri da qualsiasi insediamento una vecchia seduta su un promontorio con degli Yak.

La sensazione che si prova in questi spazi apre il cuore al divino, e lì, di fronte quell'immagine ho capito come i monaci abbiano potuto forgiare, a mio avviso, la più illuminante filosofia di tutti i tempi. Come questo popolo abbia vissuto per secoli felicemente la propria impermanenza in questo cielo, dove le stelle scendono alle mani, dove il silenzio vibra in ogni nostra cellula la sua sapienza e dove l'uomo non ha che di fronte ai propri occhi che l'immenso che lo ha plasmato.

Questo è quanto amigos. Potrei scrivere per giorni.

Ogni volta è come gettarsi nella corrente esuberante di un fiume senza avere immerso le mani e carpirne l’umore. Un fiume nel quale non abbiamo mai nuotato…

Un beso a chi fin qui è arrivato e anche a chi non ha nemmeno iniziato.

Viva la vida.

Ste.



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